Vorremmo iniziare definendo il significato che noi diamo alle parole:
Coscienza e Consapevolezza.
La Coscienza è uno stato
Chiamiamo coscienza lo stato della conoscenza di ogni singolo individuo, la coscienza è uno stato dell’essere, non è un divenire ma rappresenta in ogni momento il livello di conoscenza conquistata con la nostra personale esperienza.
La Consapevolezza è un divenire
Chiamiamo consapevolezza il processo di elaborazione della nostra conoscenza attraverso le esperienze che facciamo nella nostra vita e vita dopo vita nello sviluppo e nella purificazione dei nostri corpi fisico, emotivo, mentale e spirituale. Acquisiamo consapevolezza attraverso le esperienze che incontriamo vivendo. Nel corso della nostra vita abbiamo la possibilità di fare un processo di trasformazione dei nostri tratti caratteriali e così raggiungere uno stato di coscienza superiore.
In latino “cum sapio” è un sapere raggiunto, un sapere a cui non accedo semplicemente con la lettura o lo studio ma è un sapere che diventa tutt’uno con il mio essere attraverso l’osservazione delle mie esperienze e la comprensione del loro significato. La consapevolezza rappresenta quindi un lavoro sul cammino della conoscenza, e indica ciò che io divento, perché “cum sapio” non è solo “sapio”, sapere ma significa sviluppare consapevolezza, conoscere e sentirmi tutt’uno con la conoscenza acquisita.
Tutti noi esseri umani abbiamo una scintilla divina, espressione di un essere cosmico assoluto, ma non siamo Dio, noi qui sulla terra siamo calati all’interno di un’esperienza umana che esprime istanze inferiori (sé inferiore) e istanze superiori (Sé Superiore).
Fin dal primo periodo della nostra vita per adattarci alle richieste a volte pressanti, a volte suadenti o violente delle persone che si curano di noi e che amiamo, formiamo un sé ideale (sé maschera) che copre la nostra parte autentica,
Fin da bambini viviamo nella completa dipendenza e impotenza dal mondo adulto e incontriamo esperienze di dolore, e per sopravvivere strutturiamo dei comportamenti di difesa dal sentire il dolore, anestetizzando il nostro corpo, ma l’anestesia che ci procuriamo da bambini è il maggior ostacolo alla guarigione del corpo di dolore dell’adulto perché spegne i campanelli d’allarme che ci mostrano la nostra parte autentica, che ci dicono dove dobbiamo camminare e dove no. Quindi il dolore è un campanello d’allarme, il nostro corpo è costruito affinché attraverso l’esperienza del dolore cresca nella consapevolezza di sé. Il compito della nostra vita è riscoprire la nostra vera natura, la nostra divinità, è quello di “diventare quello che siamo”.
Perché è vero che noi siamo un’emanazione di Dio, ma non lo siamo finché non ci risvegliamo alla nostra vera natura; finché non riscopriamo di esserlo attraverso l’esperienza della nostra coscienza umana. La Coscienza Cristica è il completamento del lavoro che porta al risveglio di questa profonda consapevolezza.
La Coscienza Cristica
La chiamiamo Cristica perché nella sua “Vita” come Gesù di Nazaret “Il Cristo” ha completato da essere umano tutto il cammino, di riconoscimento e di purificazione alla “Verità” della sua anima rivestendosi infine del “Corpo di Gloria”, mostrando così ad ogni essere umano che l’imitazione di Cristo è la “Via” per la salvezza.
Cioè Cristo in una sola vita è stato capace di subire le prove più difficili, senza vacillare e anche quando ha vacillato per esempio quando sulla croce disse “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, Cristo ha superato questa esperienza dolorosa, riuscendo a portare a casa la conoscenza necessaria, e ha fatto anche l’altro gradino difficile, quello di superare la tentazione. Il desiderio di ricchezze terrene, di potere, di denaro, di avere l’adorazione personale di molti; Cristo è stato capace di dire no a qualsiasi tipo di tentazione non in un senso vago ma proprio di quelle tentazioni che tengono ancorati alla materia, la tentazione di dare totale importanza a questo corpo e a questo mondo fisico.
Noi abbiamo bisogno di fare diversi viaggi terreni, vivere molte vite e alla fine di questa vita forse non potremo dire di avere raggiunto una coscienza cristica, ma la coscienza cristica è il nostro scopo, perché il nostro scopo è quello di tornare alla casa del Padre, nelle dimensioni dello spirito e di non restare ancorati alla dimensione terrena.
Il risveglio alla coscienza Cristica è il risultato di un lavoro di riconoscimento, di accettazione e di regolazione della nostra natura inferiore. Il risveglio significa la conquista del discernimento, della capacità di creare la nostra vita in completo accordo con l’universo, è in sintesi, il prendere dimora nella divinità potenziale che ognuno di noi è fin dall’origine. È la “seconda nascita”, l’accesso al corpo di gloria.
La nascita di Cristo
La celebrazione della venuta di Cristo sulla Terra è l’annuncio della “Buona Novella”, cioè della possibilità che ogni uomo di “buona volontà” ha la possibilità superando le istanze del sé inferiore di risvegliarsi alla Coscienza Cristica. Questo risveglio completa l’esperienza umana e conclude il ciclo delle rinascite.
L’anima
L’anima quando noi abbandoniamo i nostri corpi terreni non muore con la nostra morte fisica, essa è un veicolo che assolve almeno a due funzioni, la prima è quella di contenere le memorie di tutte le nostre esperienze evolutive. A questo livello, al “livello animico” noi siamo individui completi perché siamo la somma di tutte le nostre molteplici parti vissute nelle varie vite precedenti. La seconda funzione la assolve lo strato più esterno dell’anima, “il perispirito” che ha il compito di costruire i corpi fisici, emozionali e mentali di ogni incarnazione in accordo con le nostre memorie passate, con le memorie complessive (memorie akashiche) e con lo scopo della nuova incarnazione.
Così anche l’anima che è anch’essa un corpo transitorio una volta elaborate tutte le esperienze che abbiamo fatto vita dopo vita nel processo di sviluppo/riconoscimento della nostra consapevolezza, raggiunto lo stato di Coscienza Cristica, conclude le sue funzioni e può liberarsi del suo involucro più esterno, il “perispirito” e infine perire anch’essa lasciando che il corpo di gloria prosegua il suo cammino nelle successive dimensioni dello spirito.
A cura di Carlo Gibello
15/01/2023
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