Sex, Eros & Love

Tre particolari forze nell’universo

La forza dell’Amore, la forza Eros e la forza Sesso sono tre principi o forze distinte che si manifestano ciascuna con le proprie peculiarità, nell’Universo e nell’uomo che vi è immerso. E’ poco noto che siano distinte, anche se insieme possono formare un fascio di forze. Nel seguito ne indichiamo la definizione e le differenti funzioni e caratteristiche, secondo quello che insegna la Lezione n. 62 del Pathwork di Eva Pierrakos.

Non abbiamo pretese di completezza né di “verità” rispetto ad altre definizioni che voi stessi usate, o che incontrate altrove: vogliamo solo sgombrare il campo da fraintendimenti riguardo al nostro vocabolario, in modo che ogni volta che useremo queste parole, amore, eros, sesso, sia chiaro che cosa intendiamo nella nostra Scuola. 

Amore e Psiche – Canova (Museo del Louvre)

Amore

1.1.   La forza dell’UNO

L’Amore è la forza che tende all’UNO: costantemente fluisce nell’universo, nei corpi che lo compongono, negli animali, nell’uomo. Per usare la definizione di Dante, intendiamo “l’amor che move il sole e l’altre stelle”. Così John Pierrakos, che alla poesia di Dante unisce gli insegnamenti della Guida del Pathwork, ci spiega che l’amore è l’energia vitale, è il motore, è intelligente e onnipotente, risiede in noi e ci attraversa in un flusso continuo ed eterno; e poiché vi siamo immersi come in un oceano, ci connette gli uni agli altri e ci alimenta.

Per riassumere, le caratteristiche dell’Amore sono queste: è energia vitale, è sempre in movimento, è un tessuto connettivo che ci rende UNO. Per noi è puro Spirito. Noi esseri umani, per proteggerci dalle sfide della vita imperfetta sulla terra, abbiamo imparato fin dall’epoca prenatale a costruirci una difesa, anche fisica, limitando proprio il fluire dell’energia vitale dentro il corpo, allo scopo di sentire meno: meno dolore, meno frustrazione, meno mancanze, meno paura, meno senso di colpa. Lo abbiamo fatto bloccando il respiro e limitando i movimenti del corpo, e insieme sviluppando comportamenti e attitudini difensive. Ma sentire meno ci ha costretto anche a sentire meno gioia, meno libertà, meno amore.

Sapere che dentro di noi abita l’energia vitale, lo spirito, l’Amore, può darci la motivazione per  iniziare un cammino di consapevolezza, ed invertire così la direzione che porta alla paralisi, in modo da consentire all’energia vitale, allo spirito, all’amore, di tornare a fluire nel nostro corpo e nella nostra vita.

1.2.   Che cosa amiamo?

Si può provare amore per le cose, concrete e astratte: la propria casa, l’automobile, i vestiti, ma anche l’arte, la filosofia, il calcio, il cibo, la professione. A causa di questo amore, l’individuo può provare emozioni molto forti connesse con l’acquisto, il possesso, l’esercizio, o la rinuncia o il danneggiamento di tali cose. La percezione dell’amore a questo livello è semplice, gli oggetti non hanno modo di ricambiare l’affetto, non mostrano approvazione o critica, non fanno richieste. Si può provare amore per una creatura vivente, vegetale o animale. Queste richiedono un impegno crescente, considerazione, accudimento, cura. Con gli animali possiamo già parlare di relazione, l’oggetto d’amore interagisce e ci restituisce calore ed affetto. Qui il potere e la responsabilità sono concentrati da una parte sola, e l’altra parte può solo obbedire o ribellarsi, al massimo fuggire.

Si può anche provare amore universale, per gli animali in generale, la terra che sostiene, l’umanità nel suo insieme, e questo amore prevede sforzo, sacrificio, altruismo, generosità, e attitudini altamente costruttive, senza un ritorno affettivo. La responsabilità è da una parte sola. Infine si possono amare le persone, all’interno di relazioni alla pari o asimmetriche, occasionali o durature, esclusive o di gruppo. Amare presuppone una volontà ed un impegno, e la propria capacità d’amore è la misura di quanto siamo liberi dai comportamenti ripetitivi dovuti alle difese caratteriali. 

1.3.   La distorsione

Dante ci dice che l’amore muove l’universo, ma anche l’amore può essere distorto. E infatti la distorsione dell’amore è proprio la ragione per la quale le anime vengono assegnate ai gironi dell’inferno. Dante ci spiega infatti che si può distorcere l’amore per “troppo di vigore, poco di vigore, malo obietto”, che significa per troppa forza, per poca forza, o per aver sbagliato oggetto. Il concetto è che se “amo troppo” qualcosa, come il cibo o il sesso o il denaro, diventa ossessione, vizio, dipendenza, narcisismo; se amo troppo poco, diventa una sopportazione, una pigrizia, un pretendere, un accontentarsi; se sbaglio oggetto, significa che indirizzo l’amore verso il male anziché il bene, e dunque cerco il male altrui attraverso l’ira, la superbia, l’invidia. In qualsiasi momento, se ci accorgiamo della distorsione, possiamo tornare nella direzione giusta. Ad amare SI IMPARA

Eros

Eros è la forza di attrazione, mette in comunicazione e in relazione i corpi nell’Universo, e dunque anche gli esseri umani. Quell’angioletto con l’arco in mano, che nella mitologia si chiama Eros, scocca la sua freccia e provoca attrazione: ha un impatto tremendo, è come la piena di un fiume che travolge tutto ciò che limita il suo libero fluire, si fa spazio, forza i blocchi, libera dalle inibizioni. Eros, se lasciato a sé stesso, si estingue, come il fiume in piena che si placa arrivando al mare. Durante la sua attività, Eros può lasciare macerie oppure terre fertili, dipende da come usiamo la sua forza. Anche Eros esiste nell’universo e nell’uomo: è la forza di gravitazione universale, è l’attrazione magnetica, è l’attrazione che proviamo quando scegliamo un animale da compagnia, un amico, un libro.

Eros è ciò che in altre parole possiamo chiamare innamoramento, cioè quella attrazione apparentemente senza motivo, chimica, istintiva, è quella carica di desiderio che nasce, fiorisce, e poi esaurisce la sua spinta. Che senso ha questa dinamica involontaria? Serve a travolgere le nostre difese e a farci sperimentare per qualche tempo lo stato di grazia tipico dell’amore, e noi possiamo cogliere l’attimo per rendere duratura quella condizione, imparando ad amare. L’innamoramento punta un riflettore su un candidato come destinatario del nostro amore, ci mostra che fuori dalle difese siamo capaci di amare senza misura; e se impariamo a stare nella presenza rendiamo duratura tale condizione. Invece, se non facciamo tesoro dell’esperienza, Eros esaurisce la sua forza e noi usciamo dallo stato di grazia senza aver imparato niente.

Sesso

Il Sesso è la forza creativa ad ogni livello di esistenza. Sui piani più alti, la forza Sesso crea la vita spirituale, le idee spirituali, i concetti e principi spirituali. Da quei piani, le persone creative sono in grado di prendere spunto e ispirazione, e trasformarlo in arte ed espressione di sé. Su piani più bassi, la pura forza sesso crea l’involucro esterno dell’essere umano, i corpi fisico, emotivo, mentale, attraverso la riproduzione. Il sesso senza eros e senza amore lo chiamiamo “animale”: è una esperienza naturale poiché è dedicata alla conservazione delle specie vegetali, animali, e umana. Questa forza creativa non esaurisce il suo compito con la “procreazione” ma è responsabile della riproduzione delle cellule, per esempio, ed è quindi il centro del mantenimento in vita del nostro organismo e di quello di tutti i viventi; è anche responsabile di tutti i processi di progettazione, sia quelli che riguardano opere materiali, sia quelli che riguardano la nostra realizzazione personale e professionale.

E’ interessante notare come la forza creativa sia connaturata con il piacere, sia nell’atto sessuale che nell’espressione artistica ed anche nella progettazione, e sia connessa con il principio di carica e scarica, che presiede al succedersi di tensione e distensione, spinta e appagamento, bisogno e soddisfazione, eccitazione e orgasmo.

Il fascio delle tre forze

Dicevamo all’inizio che queste tre forze sono un fascio, il che significa che agiscono all’estrema potenza quando sono presenti tutte e tre contemporaneamente. Sulla terra, il campo su cui è possibile che si manifestino le tre forze insieme è la coppia stabile. Noi vogliamo offrirvi qui il punto di vista della Guida del Pathwork, perché a noi sembra molto interessante. Di solito si fa confusione fra innamoramento e amore, considerandoli sinonimi: i social, le riviste, il web sono pieni di frasi come “l’amore finisce”, oppure “il matrimonio è la tomba dell’amore”, oppure “il desiderio dopo un po’ svanisce e resta solo l’amore”. La nostra definizione è questa: Eros è l’innamoramento, è l’attrazione, la chimica, la spinta. La sua funzione è di motivare ad imparare ad amare, rappresenta la possibilità di sperimentare temporaneamente l’Amore così come l’abbiamo definito sopra, senza blocchi, nell’apertura al mondo, nella scoperta dell’altro, nella meraviglia del creato, nella fiducia della presenza nel “qui e ora”. Questa possibilità è il dono divino di farci sperimentare le meravigliose potenzialità dell’essere umano adulto, libero da comportamenti limitanti. Praticamente è un assaggio dell’Amore senza il peso dell’impegno e della volontà.

L’Eros attrae due persone (forza di attrazione) a creare (forza creativa) UN solo corpo (forza dell’UNO). L’attrazione spinge all’unione dei due corpi fisici, dei due corpi emozionali, dei due corpi mentali, dei due corpi spirituali. Per raggiungere l’unione occorre abbattere le difese e trovare il modo di incontrarsi, e per incontrarsi occorre scoprirsi, conoscersi, ed essere disponibili a scoprire l’altro e conoscerlo. Cioè accedere alla rivelazione di sé e dell’altro. Ma il tempo concesso è limitato, pertanto quando si accende questa scintilla nella nostra vita è importante che oltre a godere di tanta bellezza impariamo a dare basi durature a ciò che abbiamo sperimentato “gratuitamente”, cioè che riusciamo a riprodurre e coltivare la meraviglia dell’eros. E’ la nostra deliberata volontà che deve indurci a ricercare nella rivelazione quotidiana di sé all’amato e nella scoperta dell’amato le profondità illimitate dell’altra persona, a condividere la nostra stessa ricerca interiore. Questo, a sua volta, è sempre determinato dalla nostra disponibilità ad imparare ad amare. Solo in questo modo manterremo la scintilla dell’eros del nostro amore. Solo in questo modo continueremo a scoprire l’altro e a lasciarci scoprire, diversamente finito l’impulso di attrazione ricominciamo a limitare il flusso dell’amore fino a ostruirlo.

La meta finale del cammino che Dante ci indica nella Divina Commedia come cammino dell’umanità intera è la rivelazione. Di questo cammino noi abbiamo un inizio di esperienza con la rivelazione di noi stessi al volto dell’amato/a. Ciascuno di noi che riconosce di essere in uno stato di ricerca di sé stesso, può onestamente ammettere di non conoscersi pienamente, a maggior ragione non si può conoscere un’altra persona completamente, quindi la rivelazione di sé stessi è sempre possibile, e la forza EROS è sempre a disposizione. Una volta scoperta questa dimensione di Amore, in noi può fluire quell’oceano infinito di energia in cui siamo immersi e “che muove il sole e le altre stelle”, l’innamoramento per il nostro partner diventa il mezzo e non il fine della nostra esperienza umana, il più splendido veliero che ci possa condurre nell’impetuoso mare della vita. 

Dalla Lezione n. 62 del Pathwork di Eva Pierrakos: “(….) la relazione tra i sessi presenta anche più ostacoli e attriti di qualsiasi altra relazione, perché le emozioni individuali sono maggiormente coinvolte. Dunque, rispetto ad altre relazioni umane, esistono minore obiettività e distacco. Per cui, il matrimonio (Ndr. Cioè la coppia stabile, non occasionale) è, da un lato, la più difficile di tutte le relazioni, ma dall’altro la più fruttuosa, la più importante e la più benedetta.”

Il Mare della Vita

La vita è come un mare. In particolare è un mare di energia di cui facciamo parte, e noi come su una barca navighiamo. La navigazione può presentarsi in modi diversi: possono esserci correnti e condizioni metereologiche più o meno favorevoli, buon vento o bonaccia o tempeste, mulinelli e onde; possiamo avere i remi, le vele, il timone oppure non averli; possiamo essere su una zattera di fortuna o perfino su uno yacht. E’ nostra responsabilità quindi verificare quali strumenti e che equipaggiamento abbiamo sulla nostra barca, e che cosa ci manca rispetto a quanto è necessario per la navigazione; dobbiamo imparare ad orientarci, con il volo degli uccelli, con le stelle, con le mappe.

Fare questo ci consente di prepararci a tracciare la nostra rotta, prendendoci la responsabilità del viaggio. Una volta pronti, quindi, la prima cosa da fare sembra quella di decidere verso dove navigare, cioè il punto di arrivo. Sembra. Invece, c’è una cosa da fare prima: rilevare il punto di partenza. Dove siamo? Per saperlo bisogna fare “il punto nave”, fare “l’azimut”. Uscendo dalla metafora del mare, che abbiamo preso dalle Lezioni della Guida del Pathwork, il “punto nave” è quello che noi chiamiamo “grounding”, la presenza nel qui e ora, in ascolto del proprio corpo, delle proprie sensazioni, delle proprie emozioni, alla presenza degli altri e nell’ambiente. Lavoreremo molto e sempre sulla posizione di “grounding”, perché ha una valenza non solo fisica ma a tutti i livelli dell’essere umano, fisico, emozionale, mentale e spirituale, ed è la posizione dell’adulto.

La posizione del grounding è stata individuata da John Pierrakos e Alexander Lowen come posizione di partenza per ogni lavoro personale, e posizione in cui si ritorna ogni volta che si perde presenza durante il lavoro. E’ la posizione ideale per sviluppare l’attenzione al proprio sentire interno, attenzione che è una prerogativa esclusivamente umana, distingue il nostro livello di consapevolezza da quello degli altri esseri viventi ed è lo strumento fondamentale per la conoscenza di sé.

Così come ci sono persone che allenano la mente con studi e letture, come ci sono persone che gonfiano i propri muscoli per pura estetica, ed altre invece li allenano per acquisire potenza ed elasticità,  a noi piace dire che per crescere è necessario anche “allenare il muscolo del sentire.”

Due Fondamenti

I fondamenti del nostro modello derivano da due approcci apparentemente opposti: la componente corporea e la componente spirituale.

Da una parte l’approccio corporeo proviene da W. Reich, medico e psicoanalista, allievo di Freud e da lui nominato direttore della Scuola Psicoanalitica di Vienna. Reich intuisce il collegamento fra aspetto corporeo e meccanismi mentali, e attraverso la ricerca sul campo sviluppa le sue teorie, basate sull’identità funzionale tra corpo e mente. Nel 1933 pubblica il libro “Analisi del carattere” e definisce quella che milioni di persone oggi conoscono come psicosomatica, pur senza riconoscerne la paternità a Reich. “Identità funzionale tra corpo e mente” significa che ciò che accade all’essere umano, accade contemporaneamente al corpo e alla mente, in una costante relazione biunivoca. Non c’è primato della mente sul corpo, né viceversa, ma rispondono entrambi alle spinte interne ed esterne. Il mio maestro John Pierrakos, allievo di Reich, con le sue osservazioni comprese che l’identità funzionale doveva essere considerata anche al livello del corpo emozionale e del corpo spirituale.

Dall’altra parte l’approccio spirituale noi lo prendiamo dal Pathwork, un corpus di 258 lezioni veicolate dalla Guida di Eva Pierrakos, in trance medianica, davanti ad un gruppo di allievi, dal dopoguerra fino al 1979. Il Pathwork non ha contenuti misticheggianti né religiosi, ma è una descrizione della condizione umana imperfetta e del lavoro che l’uomo può fare nel suo cammino di crescita. E’ una vera e propria raccolta di insegnamenti pratici, che parte dall’ascolto del corpo e dalle emozioni per giungere al dialogo con la componente spirituale, così spesso negata o riservata alla religione. 

Fu John Pierrakos che, mentre lavorava con il collega Lowen alla Bioenergetica, incontrò Eva e il messaggio della sua Guida. Rimase colpito dalle singolari coincidenze fra gli insegnamenti medianici di lei ed il lavoro corporeo che lui utilizzava con i suoi clienti, e riconobbe le enormi potenzialità dell’integrazione dei metodi di lavoro; così lasciò Lowen, sposò Eva, e cominciò con lei a realizzare una reale sintesi di lavoro. Più tardi, alla morte di Eva, chiamò il suo modello di lavoro “Core Energetica”.

Io, a mia volta allievo di John Pierrakos, ho sperimentato prima su me stesso e poi con i miei clienti questo modello di grande efficacia. Poi, col tempo e l’esperienza, con lo studio e la ricerca, ed oggi con la collaborazione di Valentina mia moglie, ho messo a punto ulteriori aspetti continuando la sintesi con le lezioni del Pathwork e anche con altre fonti complementari.  Chiamiamo questo nostro modello “Processo Logico-Corporeo”.

Ciò che unisce sostanzialmente le due componenti, quella Reichiana e quella del Pathwork, è il movimento. Infatti, come per W. Reich e J. Pierrakos il movimento del corpo fisico è il punto di ingresso per accedere al corpo emozionale e al corpo mentale su un piano di realtà, parallelamente la lez. 203 del Pathwork dice:

“(traduzione in proprio) Sul vostro cammino, voi state imparando a muovere il vostro corpo; imparando a muovere i vostri sentimenti; imparando a muovere la vostra mente, così che il vostro spirito possa muovere voi. Allo spirito in movimento bisogna consentire di manifestarsi; questa è la ragione per cui tutti gli altri livelli della personalità devono allinearsi con la natura innata dello spirito: il movimento.

Voi muovete il vostro corpo così che il flusso di energia possa penetrare in tutto il vostro sistema fisico, la vostra energia fisica. Muovete i vostri sentimenti imparando a farli emergere in voi sentirli e riconoscerli. Muovete la vostra mente aprendola a nuovi modi di guardare alle cose. Questo è un compito essenziale.”